Per la terza volta sbarca a Roma con Sangiovese Purosangue infilando
un altro successone.
Sempre in collaborazione con Riserva Grande ha dato vita ad una bellissima degustazione che ha messo a confronto le diverse espressioni del Sangiovese di Toscana.
Il viaggio, di bicchiere in bicchiere, è stato lungo ed incantevole. Si sono toccati i più svariati terroir, dal Chianti Classico a Scansano, dall’Amiata a San Gimignano, da Murlo a Carmignano. Presenti sia produttori affermati come Montevertine, Felsina, Fontodi che piccole grandi sorprese come Istine e l’Erta di Radda.
Sempre in collaborazione con Riserva Grande ha dato vita ad una bellissima degustazione che ha messo a confronto le diverse espressioni del Sangiovese di Toscana.
Il viaggio, di bicchiere in bicchiere, è stato lungo ed incantevole. Si sono toccati i più svariati terroir, dal Chianti Classico a Scansano, dall’Amiata a San Gimignano, da Murlo a Carmignano. Presenti sia produttori affermati come Montevertine, Felsina, Fontodi che piccole grandi sorprese come Istine e l’Erta di Radda.
Andiamo per ordine,
appena arrivato cerco qualche bianco per scaldarmi e partire poi a spada tratta
a suon di sangiovese.
Mi si parano davanti
tre Vernacce di San Gimignano, la
Selvabianca, la Campo della Pieve e l’Alboreta dell’azienda Il Colombaio di
Santa Chiara.
Le prime due
catturano tutta la mia attenzione, entrambe belle fresche e sapide, molto gradevoli
e beverine, con la seconda leggermente più strutturata. Vengono da una rigorosa
selezione in vigna, la raccolta avviene in cassette da 15/20 kg ed il trasporto
in cantina è immediato. Breve macerazione e poi fermentazione in acciaio a
temperatura controllata. L’Alboreta invece, a differenza delle precedenti fa un passaggio di 8 mesi in barrique e per
quanto il legno sia sapientemente dosato, quindi non invadente come in altre
bottiglie della stessa denominazione, faccio fatica a berla pur riconoscendone
la pregevole fattura.
Dopo di che passando
ai rossi si potrebbe stare a parlare per ore, tanti i vini ottimi, da
Montevertine (dobbiamo parlarne?!!) a Le Casalte (favolosi), da Val delle Corti
(uno dei migliori assaggi) al Marroneto (dei Brunelli 2008 ottimi) ed ancora Castello di Potentino, Col d’Orcia, Poggerino, Castellinuzza&Piuca, Loacker, ecc..
Ma chi mi ha colpito
di più sono stati i giovani di Radda, due bellissime realtà, due aziende
giovanissime con ottimi vini e bella grinta, sto parlando delle aziende Istine
di Angela Fronti e L’Erta di Radda di Diego Finocchi.
Istine ha 5 ettari di
vigneti di proprietà di cui quasi 4 iscritti a Chianti Classico, sparsi tra
Radda e Gaiole ad un altezza che va dai 470m ai 530m s.l.m. con esposizione a
Nord-Ovest.
Per l’origine del
nome Istine copio e incollo direttamente dalla pagina facebook dell’azienda:
“Sembra che l’origine
del nome sia da rapportare a "ISCHIO", forma italiana del latino
"AESCULUS". Con i vocaboli "ISCHIO" o "ESCHIO"
veniva chiamata una specie di querce (la "Quercus pedunculata"), ma
anche un arboscello assai ramificato, l'olivastrello ("Ligustrum
vulgare").
Da "ISCHIO" si è passati a "ISTIO" quindi, per analogia ai toponimi di origine etrusca terminanti in -NE o in –NA, si è passati a "Istine".
Dato che la zona intorno ai vigneti è per gran parte coperta dal bosco, è quindi assai probabile che l'origine del toponimo sia da collegare all'ambiente naturale.”
Da "ISCHIO" si è passati a "ISTIO" quindi, per analogia ai toponimi di origine etrusca terminanti in -NE o in –NA, si è passati a "Istine".
Dato che la zona intorno ai vigneti è per gran parte coperta dal bosco, è quindi assai probabile che l'origine del toponimo sia da collegare all'ambiente naturale.”
Ad istine il vino si
è sempre fatto, veniva però venduto ad altre aziende fino all’avvento di Angela
Fronti al timone dell’azienda che ha iniziato ad imbottigliare il proprio vino
ed è uscita in commercio con poco meno di 3000 bottiglie con l’annata 2009.
Purtroppo per noi terminate tutte e quindi in degustazione ci siamo dovuti
“accontentare”, si fa per dire, dell’annata
2010.
L'affinamento avviene
in botti di rovere di slavonia da 10 hl, di una piccola azienda austriaca la
Pauscha, per circa 8 mesi dopo di chè il vino viene subito imbottigliato in
attesa di entrare in commercio.
Annata complicata la
2010 come mi racconta Angela ma il vino
nel bicchiere avrà ripagato sicuramente tutti gli sforzi e le ansie passate.
Sangiovese con
piccola aggiunta di Merlot che a mio giudizio è perfettamente integrato, con sentori di viola, frutta rossa in
confettura, nuance minerali ed una lieve speziatura al naso mentre in bocca ha una struttura non
eccessiva, un tannino delicato ed una bella acidità che lo rende molto
beverino.
In sostanza è elegante,
profumato, godibile e molto territoriale; un vino che si fa bere e che invoglia
a farsi ribere, la classica bottiglia pericolosa!!!
Bellissima anche
l’etichetta della bottiglia, semplice ed elegante.
Veramente molto
piacevole anche l’assaggio in anteprima del Rosato d’Istine 2012, il sangiovese
purosangue di casa Istine, ancora in affinamento ma già apprezzabile. Ottimo
durante le arsure estive.
Altra bella novità,
almeno per me, è L’erta di Radda di Diego Finocchi.
Diego sposa la strada
del vino, quasi per caso, a seguito dell’incontro con un vecchio contadino di
Radda che ormai stanco aveva deciso di vendere i suoi 4 ettari di vigne di
Sangiovese, Canaiolo, Trebbiano e Malvasia.
Lui raccoglie la
sfida e partendo da zero dopo qualche anno in cui ha venduto vino sfuso
converte l’azienda a regime biologico e nel 2009 esce con il suo primo Chianti
Classico.
Il nome dell’azienda
deriva molto semplicemente dalle pendenza delle vigne, molto irte, da qui
L’Erta di Radda.
Parto con l'assaggio dell’annata 2009, 98% sangiovese e 2% canaiolo da vigneti di 46 anni, 9
mesi di affinamento in barrique di secondo passaggio per metà e l'altra metà affinata in botte
grande, il risultato è un vino solare, teso, molto sapido con sentori floreali
e di frutta matura ma anche terrosi e leggermente speziati. In bocca ti cattura
ed un bicchiere tira l’altro.
Assaggio anche il
2010 ma era un campione da botte quindi ancora in fase di affinamento, lo riproverò
più in là e vi dirò, le buone premesse comunque ci sono.
Produce anche un ottimo
Vin Santo, Il Dubbio, con tutte le carte in regola ed un prezzo commovente per la
tipologia, poco più di 10€.
Parlando con loro, sia Angela che Diego, trasmettono subito la loro grande passione e il grande amore
per la loro terra e per il sangiovese ed il tutto con grande umiltà e con la
consapevolezza di chi ancora sta cercando “la propria strada”. Gli faccio ancora
i miei complimenti, gli mando un grande in bocca al lupo e spero di riuscire il prima possibile ad
andarli a trovare.
Rimanendo in zona menzione d’obbligo
anche per due Chianti Classico di Lamole davvero eccellenti, entrambi affinati in
vasche di cemento, il Chianti Classico 2009 di Podere Castellinuzza ed il Lamole
Chianti Classico 2010 de I Fabbri veramente due belle espressioni della zona,
equilibrati, eleganti, sapidi e tutti da
bere.
Last but not least
l’assaggio del Rosso di Montalcino 2010 della giovanissima cantina Fattoria del
Pino, zona nord di Montalcino, 6 ettari di proprietà, regime biologico. Anche
qui bisogna andare a fare una visitina!
[la foto de L'Erta di Radda è presa in prestito da Il Gustator Cortese]
[la foto de L'Erta di Radda è presa in prestito da Il Gustator Cortese]
Nessun commento:
Posta un commento