domenica 10 marzo 2013

Quando il nebbiolo non "significa" langa!

Un paio di settimane fa è andata in scena un’altra piacevolissima serata con il solito bel gruppetto di amici.
Come al solito ci siamo ritrovati al Salotto Culinario dove coccolati dagli ottimi piatti dello chef Dino De Bellis questa volta abbiamo “approfondito” il tema nebbiolo “extra langhe”. Valtellina, Carema, Boca, Gattinare, Ghemme, Lessona e non solo...
Come consuetudine abbiamo aperto con due bollicine, una italiana ed una francese, una bianca ed una rosa, il San Giorgio Erbaluce di Caluso Spumante 2007 Cieck e lo Champagne Rosè de Saignée Brut Fleury.
L’italiano è interessante, ha un bel naso agrumato e giocato su sentori di erbe aromatiche ed in bocca è bello asciutto, di buona persistenza e bella beva.
Lo Champagne è invece molto affascinante con un bel bouquet di piccoli frutti rossi, lamponi su tutti, scorza di pompelmo rosa, profumi dolci di pasticceria appena sfornata ed un’ammaliante mineralità. Il sorso è accattivante, teso, intenso e persistente, il bicchiere finisce in un attimo.
Dopo di che via col ringer, Cantina di Gallura Nebbiolo Dolmen 2004. E si, avete letto bene…Gallura, un nebbiolo sardo, nord est dell’isola per la precisione. Che dirvi?!! E’ stato sicuramente interessante provarlo ma il nebbiolo lasciamolo in un pò più a nord!
Poi si è iniziato a "giocare duro", siamo partiti subito con i “vecchietti” della serata, serviti per primi per paura che nei decanter col passare del tempo potessero “spegnersi”. 
Siamo partiti dal lontano 1961, Spanna Campi Raudi di Antonio Vallana e Figlio. Colore che non lascia presagire gli anni che ha, ancora bello integro. Al naso parte un po’ polveroso ma col tempo si ripulisce e viene fuori bene con note di frutta scura, di liquirizia, di terra. Rimane sempre bello compatto ed integro con una bella bocca ancora ben sostenuta dall'acidità. Il tempo non lo scalfisce minimamente, a fine serata è ancora lì nel bicchiere a far bella mostra di sé. 
Compagno di batteria il Boca 1964 Antonio Vallana e Figlio. Qui il profilo era sicuramente più evoluto con sentori di oliva nera, fungo porcino, liquirizia, tabacco e torrefazione. Anche in bocca non aveva il grip del Gattinara ma io l’ho preferito lo stesso al precedente, ogni sorso era un’emozione.
Chiudeva la prima batteria il Boca Campo delle Piane 1985. Ogni volta che bevo un vino della mia età è un’emozione ma questa volta ne sono uscito abbastanza deluso. Al naso era dominante la nota smaltata su un sottofondo minerale e di frutta rossa mentre in bocca era decisamente meglio con acidità da vendere ed una bella trama tannica ma aveva un finale amaricante che proprio non mi è piaciuto.
Altro giro altra corsa ed eccoci alla seconda batteria.
Si inizia con Ar.Pe.Pe. Sassella Vigna Regina Riserva 1999, vino di grande intensità e complessità. Naso molto pulito con profumi di viola, camino, pietra focaia, cuoio, tabacco dolce e sbuffi mentolati. In bocca ha un bell’equilibrio, è avvolgente, ha un tannino setoso ed una lunga e buona persistenza.
Dopo di che siamo tornati in Piemonte con il Gattinara 2000 Petterino che, forse sfortunato a trovarsi in mezzo a tre “giganti” o forse no, scivola via senza lasciare grandi ricordi.
Rimaniamo sempre a Gattinara, Podere dei Ginepri 2001 Nervi, non lo conoscevo bel vino. Elegante e di grande intensità con profumi di frutta rossa matura, di spezie dolci, di viola, di rosa e con sentori balsamici e minerali sullo sfondo. Bella corrispondenza naso bocca, forse un pelino corto.
Ed eccoci, a mio avviso, al “vincitore” della serata: Antoniolo Osso San Grato 2001.
Parte un pò riservato ma fin da subito molto minerale, roccia spaccata su tutto . Verso fine serata cambia marcia, si apre e rivela tutta la sua complessità. Austero con profumi di terra, di tabacco dolce, di cuoio, di polvere di caffè, di frutta rossa, di viola, di potpourri ed anche una leggere speziatura dolce.
In bocca ha un bell’equilibrio, un “bel sale” ed un’ottima persistenza con ritorni per lo più minerali e floreali. 
Siamo alle battute finali, ultimo trittico, sempre Piemonte, partiamo con il Lessona Omaggio a Quintino Sella 2003 Tenute Sella. Vino potente, di bella materia ma pesonalmente non mi fa impazzire. Al naso è giocato su sentori balsamici, di liquirizia, di ciliegia macerata ed un leggerissimo pepe. In bocca passa veloce senza lasciarmi molto.
A seguire il Ghemme Collis Breclemae 2004 Antichi Vigneti di Cantalupo, un bel vino “ruffianotto”, si fa piacere subito, ha una bella intensità con profumi di frutta scura e sullo sfondo una leggera nota smaltata ma non fastidiosa
Al palato ha un bel tannino serrato, buon equilibrio e media lunghezza.
Ultimo della serata Carema Etichetta Bianca 2006 Ferrando. Vino dal nasino sussurrato con profumi di frutta rossa, violetta, polvere di caffè e note terrose. In bocca ha un bel tannino, una bella sapidità ed buona persistenza.

Nessun commento:

Posta un commento