lunedì 29 ottobre 2012

Bio Vio, la sorpresa di Autumn Winter Rome!

Sabato mattina, come molti di voi, sono stato alla degustazione Autumn Winter Rome all'hotel Cicerone.
Location molto bella ed accogliente, ottima organizzazione ed almeno fino a che sono stato io molto vivibile. Sommelier e produttori/rappresentanti gentile e cortesi ed una bella selezione di vini.
Tra i vini bianchi quelli che mi hanno colpito di più, quelli che mi sono rimasti impressi e che mi hanno lasciato qualcosa sono i due vini proposti da Bio Vio, il Pigato di Albenga Riserva "Bon in da Bon" 2010 ed il Vermentino "Aimone" 2011.
L'azienda ha sede in Liguria, a Bastia d'Albenga, ed i vigneti sono coltivati in regime biologico da sempre e certificati dal 1999.
Il Pigato di Albenga Riserva "Bon in da Bon" 2010 viene fatto con uve vendemmiate tardivamente e da vigneti che si trovano a circa 100 metri di altezza. Mi ha colpito per la sua eleganza, per la sua complessità e soprattutto per la sua territorialità, è un vino che esalta il territorio. La composizione calcareo-argillosa dei terreni la si percepisce nettamente al naso insieme a netti sentori di macchia mediterranea e ad una bellissima mineralità salmastra, con nuance fruttate e floreali a fare da contorno. E' stato un vino capace di trasportarmi nella splendida costiera ligure. In bocca è pieno ed avvolgente, grande freschezza e bel finale sapido, lungo ed appagante.
Il Vermentino "Aimone" 2011 l'ho trovato sempre molto territoriale con un naso giocato più su sentori di erbe aromatiche oltre alla "onnipresente" mineralità salmastra. Vino molto piacevole. Fresco, sapido e di bella beva.
Mi sono ripromesso appena possibile di andare a fare una bella visita in azienda per vedere dal vivo questa bella realtà ed assaggiare il resto della gamma.
A seguire, i bianchi che ho apprezzato di più sono stati il Pinot Bianco "Anna" ed il Muller Thurgau "Feldmarschall von Fenner" di Tiefenbrunner, il Pinot Bianco "Sirmian" di Nals Margreid e l'Arneis Bricco delle Ciliegie di Giovanni Almondo.
Sulla sponda dei rossi sempre molto convincenti vini di Collemassari, azienda della quale ho una grande stima, dal Montecucco Riserva 2009, sangiovese di carattere, al Brunello di Montalcino 2007 Poggio di Sotto, di grande eleganza, qui c'è però ancora la mano di Palmucci e del buon Gambelli,  fino a spingerci a Bolgheri per il Grattamacco 2009, nel quale trovo sempre una bella aderenza territoriale.
Molto buono anche il Redigaffi 2010, merlot in purezza prodotto dall'azienda Tua Rita. Mi è piaciuto perchè sono riuscito ad inquadrarlo in toscana, non l'ho trovato omologato a quel gusto internazionale di cui il merlot è spesso "vittima". Bella personalità anche per il Giusto di Notri 2010. 
Veramente ottima anche l'intera gamma di Tenuta di Sesta: il Rosso di Montalcino 2010 è molto fresco e di grande beva, il Brunello di Montalcino 2007, complice l'annata, è giocato sul frutto ed è già molto godibile ed infine bel potenziale per la Riserva 2006, austera e complessa. Sarei curioso di provare qualche vecchia annata. Chissà...magari domenica prossima a Sangiovese Purosangue riuscirò a togliermi lo sfizio!

2 commenti:

  1. la sempre precisa disamina di Riccardo Rossetti, di un bell'evento a cui ho partecipato e che conferma un certo nostro sentire comune.
    Sicuramente la sorpresa sono stati i pigato di Albenga ( i BIo Vio grazie a Davide Tanganelli), anche nella verticale di Fausto de Andreis de "Le Rocche del Gatto" (molto particolari le vecchie annate e piacevole il Rossese). Sui bianchi uno dei miei vini del cuore Tiefenbrunner Muller Thurgau Feldmarshall 2010, di particolarissima nota di zafferano, ma con grande mineralità (il vitigno più alto d'italia): attendo con impazienza il 2011 che non uscirà prima di febbraio.
    Ho anche io apprezzato Nals Margreid ma lo Chardonnay Baron Salvadori, vecchi vigneti e grande persistenza ed il traminer Lyra, di buon naso ma bella e persistenza bocca, rispetto alla tipicità del traminer aromatico.
    Sui rossi, Flaccianello e Grattamacco , ça va sans dire, ma scoperto (che ignoranza!) il Redigaffi 2010 di Tua Rita, merlot di grande stoffa, ma che rivela la territorialità maremmana (peccato il prezzo!); ma ho piacevolmente condiviso la sana passione delle persone e dei vini di Masi, nei suoi grandi Amaroni di Valpolicella: casa di grandi numeri, ma di costante alto livello (per me rimane la scoperta dell’amarone di trent’anni fa, proposto da mio suocero).
    Last but not least il Cannubi Damilano ed un assaggio corsaro di Ben Rye grazie all’amico Riccardo Cellerino.

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  2. Bravo Massimo, questo è lo spirito che mi piacerebbe avessero tutti...commentate e confrontiamoci! Quindi...veniamo a noi:
    al di là di quello di cui ho già parlato nel post mi trovo d'accordissimo con te sul Cannubi, sul Ben Rye e soprattuto sul Flaccianello mentre non mi sono piaciuti per niente i vini di Le Rocche del Gatto, che, più che particolari, ho trovati ai limiti.

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