martedì 12 febbraio 2013

La Riserva del Fondatore Giulio Ferrari

Molti anni fa un giovane cantiniere trentino ebbe un’idea: trasferire la tradizione dei migliori Champagne francesi nella sua terra. Indovinate come si chiamava quel ragazzo?!! Bravi…Giulio Ferrari!
Era il 1902, e Giulio Ferrari, che veniva dagli studi effettuati presto la prestigiosa scuola di viticultura di Montpellier e dagli svariati viaggi studio tra Reims ed Epernay, iniziò ad avviare la sua cantina a Trento, piantando le prime barbatelle di Chardonnay sulla collina di Tenna.
Il risultato fu la produzione di pochissime bottiglie che nonostante l’elevato prezzo divennero ben presto poche per soddisfare le richieste di tutti i suoi estimatori. Ben presto iniziarono ad arrivare i primi riconoscimenti ed iniziò ad aumentare la produzione aziendale.
L’azienda passò nelle mani dei famiglia Lunelli solo nel 1952 quando Giulio Ferrari la cedette a Bruno Lunelli restando comunque a lavorare in cantina fino alla sua morte.
Con Bruno Lunelli, ingegnoso imprenditore, la produzione arrivo a toccare le 100.000 bottiglie esclusivamente di Metodo Classico.
Ma vi starete chiedendo…com’è nato il Giulio Ferrari Riserva del Fondatore?!! Bella domanda, bravi! Partiamo da qui…
Bruno Lunelli condusse l’azienda fino al 1969, anno in cui lasciò il timone ai figli Gino, Mauro e Franco e fu proprio grazie all’esperienza e agli studi condotti in Francia da uno dei tre, Mauro, che nacque quello che oggi tutti noi conosciamo come uno dei migliori metodo classico italiani, la Riserva del Fondatore Giulio Ferrari.
Mauro era convinto che un grande metodo classico potesse sfidare il tempo né più e né meno di un grande vino rosso. Fu così che nel 1972 decise, all’insaputa dei fratelli, di imbottigliare un migliaio di bottiglie di un Ferrari diverso e seguirne passo passo l’evoluzione. Lo fece assaggiare ai fratelli solo nel 1980, 8 anni dopo, ed i giudizi furono entusiastici. Mauro vinse così la sua scommessa con il tempo e quelle bollicine, ancora senza nome, furono chiamate con il nome del fondatore della cantina ed immesse sul mercato.
Da allora la Riserva del Fondatore è la punta di diamante di casa Ferrari e viene prodotto solo nelle annate considerate ottimali.
Chardonnay in purezza, nasce dalla selezione dei migliori grappoli del “cru” Maso Pianizza, raccolti dalle sole piante con più di 10 anni di età.
Il vigneto di Maso Pianizza è esposto a sud-ovest e si trova a 500/600 metri s.l.m.. La vite è allevata a pergola semplice trentina ed il terreno è tendenzialmente sabbioso con grande presenza di scheletro ed un leggerissimo strato di ghiaia ed argilla.
Il vigneto è inoltre completamente circondato dal bosco che crea condizioni microclimatiche molto favoreli.
In cantina le uve subiscono una pressatura soffice e dopo di che viene innescata la prima fermentazione in vasche di acciaio, per mezzo di lieviti selezionati nelle proprie colture aggiunti al mosto.
La fermentazione dura circa 12 – 15 giorni e, una volta conclusa, il vino rimane in acciaio per circa 6 mesi, passati i quali il vino base è pronto per la rifermentazione in bottiglia dove il vino rimarrà a contatto con i lieviti, in attesa della sboccatura, per circa dieci anni. 
A finire il dosaggio  zuccherino che è sempre inferiore ai 6 g/l.
A questo punto direi che ci siamo dilungati fin troppo ma la bella e affascinante storia del Giulio Ferrari mi faceva piacere raccontarla.
Ora però veniamo alla degustazione di queste sei belle annate e "lasciamo la parola ai vini".

Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 2001
Coloro giallo dorato intenso con un perlage perfetto.
Al naso ha una grande impronta minerale, quasi fumè, che ricorda la pietra focaia. A contorno note di pesca, di albicocca, di agrume, di miele e di fiori bianchi.
Man mano che si scalda i profumi virano verso sensazioni dolci che rimandano alla piccola pasticceria appena sfornata e alla dolcezza del frutto.
In bocca mostra tutta la sua giovinezza, è irruento, esuberante ma allo stesso tempo elegante e sempre composto. Ha un bel corpo sorretto da una grande freschezza. Quasi salato con una lunga e piacevolissima persistenza.
Una grandissima annata dal futuro radioso!

Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 1997
Il colore è leggermente meno carico del precedente.
Al naso ha note di cedro, pasticceria, miele e sentori minerali quasi fumè, simili ai precedenti. 
Scaldandosi vira su profumi ferrosi.
Bevendolo si percepisce subito che il Giulio invecchia bene, rispetto al precedente ha già un bell’equilibrio, con una bocca leggiadra e fine dalla lunga persistenza.
Altra bellissima bollicina ma con l’esuberanza composta del 2001 è stato amore a prima vista, la 97 per me è un gradino sotto!

Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 1995
Un fuoriclasse!
Al naso neanche sembra uno spumante, sfodera tutta la sontuosa eleganza di un riesling con sentori di idrocarburo, miele, agrumi, frutta secca, canditi, gomma pane, nuance balsamiche e frutta dolce. Nel bicchiere è in continua evoluzione e col tempo sembra sempre di un più un grande riesling.
Al palato è più vivo del ’97, dove si avvertiva una “sorta” di maturità, e si percepisce ancora un’incredibile acidità, un gran corpo ed una bella sapidità, il tutto fuso in maniera armonica.
Chiusura minerale e persistenza infinita.
Lascia presagire ancora margini di miglioramento.
Di un altro livello, da berne a bancali. 
Grandissima bollicina che strizza l’occhio ai migliori prodotti dei cugini transalpini.

Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 1990
Il naso è sussurrato ed un po’ sporcato da una leggera nota verniciosa ma si riescono lo stesso a cogliere sfumature di  frutta secca, di gesso ed una leggera nota minerale. Scaldandosi vira su note salmastre.
Anche in bocca è un po’ sottotono, manca la spina acida a tenerlo su come si deve e la parte alcolica è leggermente scomposta con un finale quasi amaricante.
Ha la grande attenuante di esser stato servito dopo un fuoriclasse come il 1995, probabilmente in un altro contesto o bevuto da solo avrebbe fatto la sua bella figura, qui non mi ha convinto molto.

Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 1988
Oro verde, naso giocate su intriganti note iodate, di pietra focaia, di pasticceria, di miele, di mandorla, di canditi ed un profumo dolce di confetto. 
Ossigenandosi vira su profumi di erbe aromatiche, rosmarino su tutte.
In bocca esprime una bellissima sapidità, quasi salino, ed una lunga persistenza minerale ed agrumata.
Ha delle somiglianze con quel fuoriclasse che è il 1995, mi piace e mi convince.   
Ad un incollatura dal 2001 e sopra il 1997.

Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 1985
Dorato carico, caldo.
Confettura d’arancia, confettura di pesca, oliva in salamoia, miele, una leggera mineralità rocciosa ed anche qui, come nel ’90, una nota smaltata a sporcare un po’ il naso.
In bocca entra molto dolce ma il finale è amaricante ed il sorso non appaga.
Corto, direi quasi al limite.
Molto simile al 1990, che forse è sulla stessa strada.

5 commenti:

  1. Caro Riccardo, apprezzo sempre le tue note precise, ma sincere...

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  2. Grazie Massimo, è sempre un piacere ricevere tuoi commenti!

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  3. Bellissima esperienza, c’ero anch’io.
    Purtroppo ricordo anche che gli spumanti appartengono ad una “serie speciale” che, in parte se non addirittura totalmente, viene sboccata per l’occasione.
    Stiamo parlando di vini con più di 15 anni di permanenza sui lieviti e impossibili da trovare sul mercato.
    Un Ferrari “oenotheque” che chissà se berremo ancora

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  4. Signori la R.D.F. è stata una delusione totale, assaggiato con altre 4 persone tutti assaggiatori ONAV e AIS siamo rimasti basiti.
    Erano diversi anni che non lo assaggiavamo ma per questo capodanno 2013 abbiamo detto "dai quest'anno beviamo Italiano" ... accidenti che delusione 70€ buttati.
    Inspiegabile piatto, alcolico, senza profumi MAH!

    E ho fatto anche brutta figura con gli amici .... .

    Alex

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    1. Ciao Alex,
      la Riserva del Fondatore della Ferrari l'ho bevuta più volte perchè è tra le pochissime bollicine italiane che bevo e ti assicuro che non l'ho mai trovata come da te descritta.
      Propenderei per una bottiglia non a posto, riprova la 2001 se hai l'occasione e poi dicci se ti ha fatto cambiare idea.
      Io ho recentemente bevuto la 1993, sboccatura 2002, e se in bocca si iniziava ad avvertire l'età al naso era invece molto affascinante e complessa.
      Riprova, fidati ;-)

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