lunedì 9 dicembre 2013

Tre perle dell'enologia mondiale

E bene si, tre perle dell’enologia mondiale. Secondo me questo è il miglior modo per definire i tre Taurasi Riserva 1968 di Mastroberardino: Piano d’Angelo, Castelfranci e Montemarano.
Già dai colori si intuisce che si è di fronte a dei capolavori, a dei veri e propri fuoriclasse che dopo 45 anni si presentano ancora color rubino compatto e brillante.
Ed appena inizi a snasare qua e là hai la conferma che non ti sei sbagliato, chi più e chi leggermente meno conservano ancora un frutto di un integrità ed pulizia impressionante.
E quando li bevi non puoi far altro che goderne a pieno e pensare di avere avuto la fortuna, almeno una volta nella vita, di averli assaggiati.
Non mi piace dar voti e non li darò nemmeno in questa occasione ma saremmo molto molto in alto nella scala, rientrano sicuramente tra le mie migliori bevute al pari di altri vini ben più blasonati.
La curiosità che mi rimane è quella di sapere perché solo in quell’anno si sono vinificati i tre cru singolarmente. L’unica cosa che sono riuscito a scoprire è che i terreni da dove provenivano le uve di questi tre vini non sono più di proprietà della famiglia Mastroberardino in seguito alla divisione aziendale con i cugini di Terredora avvenuta nel 1992, con la quale a quest’ultima rimasero i terreni mentre a Mastroberardino rimase la cantina storica.
Nonostante ciò rimane comunque un vuoto di 24 vendemmie durante le quasi si sarebbe potuto provare nuovamente a vinificare separatamente le uve dei tre diversi cru.
Se qualcuno dovesse saperne di più, sono qui.
Prima di passare ai vini volevo “spendere” due parole per ringraziare il grande Dino De Bellis per i suoi piatti sempre buonissimi e per la sapiente scelta di materie prime di rilievo con le quali ci delizia ogni volta e la maitre di sala Antonella che ci “sopporta” ogni volta fino a chiusura, e naturalmente tutto il resto dello staff.
Ormai al Salotto Culinario ci sentiamo a casa.
Vi lascio ai vini…


Taurasi 1961 Mastroberardino
Colore granato cupo che inizia a virare all’aranciato.
Parte in affanno, un po’ polveroso e con una leggera volatile, quasi un po’ sfatto, per poi farsi apprezzare a metà degustazione lasciandomi l’idea che un po’ di anni fa doveva essere un gran bel vino che sta però affrontando la sua parabola discendente.
Al suo top ha un naso giocato su profumi di oliva verde, liquirizia, fungo, humus, caramello e nonostante tutto ci riserva ancora un accenno di frutto di rovo.
A discapito dell’età, anche in questa bottiglia, all’olfatto è avvertibile una bella mineralità che, insieme al frutto, sarà il filo conduttore di tutte le bottiglie di Taurasi degustate.
In bocca ha ancora un discreto peso specifico, l’acidità ha lasciato il posto ad una bella sapidità mentre il tannino è leggermente asciugante. Media persistenza.

Taurasi Riserva Piano d’Angelo 1968 Mastroberardino
Già dall’esame visivo è un vino al quale si fa fatica a dargli vent’anni, figuriamoci quarantacinque. E’ rubino scuro compatto e brillante con l’unghia che inizia appena a virare verso il granato.
All’olfattiva si avverte subito la grandezza del vino, grande complessità, pulizia ed integrità.
Al naso si avvertono prepotentemente sentori di macchia mediterranea, alloro e salvia, e frutta dolce di rovo e ciliegia insieme ad una mineralità iodata e di brezza di montagna.
Leggere note speziate, tabacco dolce ed una buona balsamicità tradotta in profumi di foglia di menta.
Al palato è un fuoriclasse di eleganza, come l’Etoile dell’opera di Parigi.
Entra in punta di piedi e dal centro bocca si espande senza mai essere eccessivo con un tannino ben presente ma setoso ed un ottimo equilibrio tra acidità e sapidità.
Persistenza lunghissima su ritorni fruttati e minerali. Eleganza e sensualità allo stato puro.

Taurasi Riserva Castelfranci 1968 Mastroberardino
Rubino scuro compatto e brillante con unghia che vira al granato anche lui.
Parte molto polveroso e per tutta la serata stenta a venir fuori ma verso fine serata cambia marcia e fa parlare di se tirando fuori un bel frutto espresso con profumi di ciliegia, ribes e mirtillo. Bellissimo anche il corredo minerale fatto di sensazioni di roccia spaccate, ghisa bagnata e gesso.
Fra i tre cru è quello leggermente più austero con profumi di cuoio, terra bagnata, humus e con la speziatura più marcata.
In bocca ha un bel personale anche lui, bell’ingresso, bella progressione e bell’equilibrio acido sapido ma a fargli il pelo ha un tannino appena asciugante ed un finale un filo verde.

Taurasi Riserva Montemarano1968 Mastroberardino
Rubino scuro che vira al granato, compatto e brillante.
Al naso è sicuramente il più fresco, fruttato e “dolce” della triade, tanta amarena e la consuetà mineralità che fa da sfondo a tutti a tre e che, come nel Piano d’Angelo, richiama note iodate e di brezza di montagna.
Ma ad un naso così femminile contrappone una bocca di grande intensità e potenza.
Entra in punta di piede per poi esplodere in una gran progressione avvolgendo la bocca con un tannino setoso, lasciando una lunga scia sapida, mostrando tutta la sua acidità che gli darà ancora molta vita ed una lunghissima persistenza fruttata e minerale.
E’ un carro armato, ha una bocca elegante ma allo stesso tempo di grande potenza.

Taurasi Riserva 1983 Mastroberardino
Colore rubino scuro, compatto e brillante.
Molto austero come profilo ma di grande intensità e complessità aromatica che si esprime su note di frutta di rovo, polvere di caffè, cacao amaro, cuoi, china, tabacco, muschio, fiori secchi.
Buona speziatura fatta di note di pepe nero e spiccatissima la mineralità rocciosa.
Sorso pieno di bella progressione e di buona acidità, ha solo un tannino leggermente asciugante con una buona persistenza in linea con i profumi percepiti al naso.
Il suo “limite”  è semplicemente di esser capitato in batteria con tre giganti dell’enologia italiana.

Taurasi 1985 Mastroberardino
Granato cupo non troppo brillante.
Rispetto agli altri è un vino più largo che dritto con poca personalità.
Al naso ha una bella nota dolce concettosa poi caffè, tartufo, arancia amara e poco altro.
In bocca ha dei netti ritorni di caffè, una buona sapidità ed una discreta persistenza.
Pecca un po’ di acidità ed ha un tannino non proprio magistrale, un po’ asciugante.
Secondo me non era proprio una bottiglia delle migliori, da riprovare.
 

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